Lo studio della chiesa di S. Andrea, in quanto monumento storico ed artistico, è sostanzialmente legato alla lunga sequenza di interventi che si sono succeduti nel corso dei secoli, facendo di questo edifico una fabbrica la cui continua evoluzione non è sempre agevole da ricostruire.
L’intervento più evidente, sia perché temporalmente il più vicino a noi, sia per l’entità dell’impatto sull’edificio, è il restauro che ha avuto luogo negli anni 1926 – 1930 su progetto dell’ing. Gustavo Giovannoni.
L’obiettivo di descrivere in modo rigoroso la storia della nostra chiesa non può, quindi, prescindere da un approfondimento sull’intervento del Giovannoni. A tale scopo riportiamo il lavoro che la Prof.ssa Marina Docci (Facoltà di Architettura, Università di Roma “Sapienza”) ha svolto nel periodo 2003-2005 mediante una dettagliata indagine, con evidenze di archivio, sull’intervento di restauro di inizio ‘900.
Nella pubblicazione, la Prof.ssa Docci ricostruisce sia la storia del progetto che le dinamiche e le contraddizioni, anche teoriche, che lo hanno caratterizzato.
Non meno interessanti sono le note all’articolo che riportiamo in modo integrale.
Si riporta il testo integrale dell’articolo per gentile concessione della Prof.ssa Marina Docci.
il caso di S. Andrea ad Orvieto
Marina Docci

GUSTAVO GIOVANNONI
RIFLESSIONI AGLI ALBORI DEL XXI SECOLO
a cura di Maria Piera Sette
giornata di studio dedicata a
GAETANO MIARELLI MARIANI (Roma, 26 giugno 2003)
2005 Bonsignori Editore
(1)Il sostanziale divario fra la produzione teorica di Giovannoni e i suoi interventi sugli edifici, genericamente attardati su posizioni di stampo ottocentesco, è stato più volte messo in luce; si veda in particolare il contributo di A. DEL BUFALO, Gustavo Giovannoni. Note e osservazioni integrate alla consultazione dell’archivio presso il Centro di Studi di Storia dell’ Architettura, Roma 1982, pp. 197-198 e, da ultimo il saggio di Claudio Varagnoli in questo stesso volume.
(2) Nell’archivio del Centro di Studi per La Storia dell’Architettura (CSSAr), oltre a numerose varianti del progetto e ad alcuni schizzi prospettici dello stato di fatto e di progetto (CSSAr, Fondo G. Giovannoni, c. 2, 95/1-15 e 1 foto; cfr. M. CENTOFANTI – G. CIFANI – A. DEL BUFALO, Catalogo dei disegni di Gustavo Giovannoni…, Roma 1985, scheda 95, pp. 176-177; CSSAr, Fondo G. Giovannoni, c. 5, 39; cfr. G. SIMONCINI ET AL. (a cura di), Catalogo generale dei disegni di architettura 1890-1947, Roma 2002, p. 43, nn, 64,65) si conserva anche una cartella non inventariata contenente il carteggio privato relativo al restauro (CSSAr, Fondo G. Giovannoni, c. Orvieto). Al suo interno si trova la prima relazione di restauro: Note di storia e di arte sulla chiesa di S. Andrea. Proposte dell’architetto Comm. Gustavo Giovannoni (Giugno 1919) (ibidem, doc. 7), la corrispondenza diretta al maestro e numerose foto che testimoniano le diverse fasi dei lavori. Una ricca documentazione, spesso complementare alla precedente, è conservata anche all’archivio della Soprintendenza per i Beni Ambientali Architettonici Artistici e Storici dell’Umbria (SBAAASU), si veda da ultimo MINISTERO PER I BENI CULTURALI E AMBIENTALI, Orvieto. Interventi per il consolidamento ed il restauro delle strutture di interesse monumentale e archeologico, 2, Cinisello Balsamo 1996, pp. 21-46. Nell’Archivio di Stato di Terni-sezione di Orvieto (AST-sO) sono conservati diversi documenti riguardanti sia gli scavi, Archivio Corrado Paoloni, che la chiesa ed il suo restauro, Archivio Pericle Perali. Infine all’Archivio Centrale dello Stato (ACS) si conservano due fascicoli contenenti poche notizie sui restauri. Di un certo interesse solo la presenza di una lettera di Giovannoni che attesta la sua consulenza per la realizzazione, nel 1934, di un altare dedicato alla Madonna di Lourdes da collocarsi nel transetto della chiesa (ACS, Ministero della Pubblica Istruzione, Direzione Generale Antichità e Belle Arti, Div. II, 1934-1940, b. 331 [Terni], f. Orvieto – Chiesa di S. Andrea Torre Comunale, lettera datata 23 gennaio 1934, f.ta G. Giovannoni).
(3) La realizzazione del solaio è stata considerata, forse non a torto, l’opera più interessante condotta da Giovannoni nella chiesa. Di questo intervento si conserva, tra l’altro, una relazione dell’impresa per costruzioni ing. Giuseppe Depanis, datata Roma 22 settembre 1928 con una pianta delle strutture (CSSAr, Fondo G. Giovannoni, c. Orvieto, doc. 64) e diverse foto scattate durante la costruzione, tutte con timbro «Orvieto, ottobre 1928» (ibidem, foto 26-31)
(4) Alcune piante dello scavo realizzato nel 1927-1928 si conservano in CSSAr, Fondo G. Giovannoni, c. 2, 95/1; in SBAAASU (cfr. MINISTERO PER I BENI CULTURALI E AMBIENTALI, Orvieto, cit. in part. p. 24); in AST-sO, Corrado Paoloni, b. 6, f. 70bis. In un articolo relativo al restauro fu pubblicata una foto del pavimento a mosaico rinvenuto nel 1927 (R. PAOLI, I restauri della chiesa di S. Andrea in Orvieto, in “Arte Cristiana”, XVII, 1, 1929. pp. 2-7, foto a p. 3), mentre diverse immagini delle strutture etrusche e paleocristiane furono pubblicate da E. ROSATELLI, La Insigne Collegiata dei SS. Bartolomeo e Andrea in Orvieto, in “Bollettino della Deputazione di Storia Patria per l’Umbria”, LX, 1963, pp. 5-38. Nel 1968-1970 furono eseguite nuove indagini archeologiche sotto la guida di Michelangelo Cagiano de Azevedo che tuttavia non sono state che parzialmente pubblicate in “La parola del passato”, CXLV, 1972, p. 239 ss. Si veda a questo proposito: B. E. KLAKOWIC, Topografia e Storia delle Ricerche Archeologiche in Orvieto e nel suo Contado, Roma 1972-1978, vol. III, in part. p. 151 ss.; Id., Orvieto Antica: Verità e Invenzioni sulle Indagini e sui Problemi, in “Bollettino dell’Istituto Storico Artistico Orvietano”, XXXII, 1976 (1979), pp 3-56.
(5) Uno dei primi studi, di carattere prevalentemente storico, risale al 1920: W. VALENTINI, La insigne collegiata dei SS. Bartolomeo e Andrea di Orvieto. Documenti e note, Orvieto 1920. Probabilmente di questo saggio Giovannoni vide sia il manoscritto in corso di pubblicazione sia quanto già pubblicato in “Il Comune”, aprile-ottobre 1916, ed a questo attinse per la sua relazione del 1919 (CSSAr, Fondo G. Giovannoni, c. Orvieto, Note di storia e di arte, cit.). Dopo i brevi articoli del 1929, tutti relativi al restauro in corso di completamento (R. PAOLI, I restauri della chiesa di S. Andrea, cit.; P. PERALI, A proposito del restauro della chiesa di S. Andrea in Orvieto, in “Arte Cristiana”, XVII, 4, 1929, pp. 123-127; G. GIOVANNONI, Cronaca dei monumenti. Orvieto, in “Architettura e Arti Decorative”, VIII, fasc. X (giugno), 1929, pp. 472-476), nel 1969 uscì l’ultimo saggio (anch’esso privo di rilievi) sulle vicende storiche della chiesa che tuttavia attinge a piene mani, senza mai citarlo esplicitamente, al testo di Valentini (E. ROSATELLI, La insigne Collegiata, cit). A parte brevi cenni su diverse guide locali (si veda fra tutte A. SATOLLI, Orvieto. Nuova guida illustrata, Città di Castello 1999, pp. 84-85), il testo più recente sulla chiesa è il frutto della campagna di restauri avviata dalla Soprintendenza a partire dal 1993. Questi hanno riguardato la struttura lignea del tetto, già ricostruito da Giovannoni, il consolidamento degli intonaci, in particolare di quelli realizzati nel 1926 ed il consolidamento della volta della sagrestia, oltre al restauro di numerose opere d’arte (cfr. MINISTERO PER I BENI CULTURALI E AMBIENTALI, Orvieto, cit., pp. 28-38).
(6) Il progetto di ricostruzione fu presentato dall’ing. Vincenzo Federici; cfr. W. VALENTINI, La insigne collegiata, cit., pp. 97-112; MINISTERO PER I BENI CULTURALI E AMBIENTALI, Orvieto, cit., p. 22.
(7) W. VALENTINI, La insigne collegiata, cit., pp. 148-213.
(8) La costruzione della facciata nella parte corrispondente alla navata centrale e fino all’altezza del portale, nella cui lunetta dovevano essere collocate delle sculture in terracotta, risulta da un ‘istrumento’ del 13 febbraio 1487 (ibidem, pp. 121-122). I due fianchi del prospetto e la terminazione tricuspidata, sul modello del duomo, sembra invece risalire alla prima metà del XVII secolo, dopo la demolizione di alcune botteghe addossate alla chiesa dal lato della navata laterale sinistra (ibidem, pp. 133-134). Lo stesso Giovannoni ricorda l’accenno, nel documento del 1487, ad «un certo arcone decorato all’interno ed all’esterno» (CSSAr, Fondo G. Giovannoni, c. Orvieto, Note di storia e di arte, cit., p. 13).
(9) Oltre alle foto scattate poco dopo il rinvenimento, esiste anche una cartolina nella quale è indicata sommariamente, con un rapido segno a china, la posizione della lunetta nell’ambito della facciata seicentesca. Le foto dovevano essere allegate ad una lettera inviata a Giovannoni, in data 25 novembre 1927, dal priore don Fumi. Entrambe si conservano in CSSAr, Fondo G. Giovannoni, c. Orvieto. doc. 54 e foto 20-22. Anche la cartolina si trova in ibidem, foto 23. A parte questi documenti non esistono altre informazioni in merito e la ricostruzione della facciata procederà sostanzialmente senza modifiche, almeno in questa zona, rispetto al progetto del 1919. Tuttavia, in risposta ad una nota polemica sulla sua distruzione, apparsa nell’articolo di Perali del 1929 (P. PERALI, A proposito del restauro, cit., p. 125) il podestà di Orvieto così giustificherà l’operato: «La nicchia sulla facciata, […] sarebbe stata sicuramente mantenuta se il bell’affresco Signorelliano che vi si è rinvenuto non fosse stato ridotto in un tale stato da non potersi pensare di lasciarlo all’aperto, e soprattutto se non vi si fossero opposte quelle medesime ragioni statiche che già da secoli avevano consigliato la chiusura della nicchia stessa.» (CSSAr, Fondo G. Giovannoni, c. Orvieto, lettera inviata dal podestà al direttore della rivista “Arte Cristiana”, datata 28 agosto 1929, doc. 71). E’ possibile che l’affresco sia stato staccato per essere conservato altrove ma nulla si evince di ciò nella documentazione conservata presso il Centro di Studi.
(10) La datazione dei disegni è stata possibile nonostante o forse anche grazie all’abitudine di Giovannoni di ipotizzare nuove soluzioni a partire dalla copia di uno stesso originale, modificando di volta in volta solo le parti interessate e tralasciando le altre, così che, nello stesso disegno, convivono spesso soluzioni ormai superate insieme ad altre cronologicamente posteriori. Limitatamente ad alcuni disegni inclusi nel Catalogo dei disegni di Gustavo Giovannoni posso sinteticamente dire che lo schizzo contrassegnato con il numero 2 risale al 1918-1919: le prospettive, la pianta ed il prospetto (rispettivamente c. 2.95/3/4/6 furono probabilmente presentati con la prima proposta del 1919, mentre la bifora (c. 2, 95/5) era certamente parte integrante di questa, da cui venne staccata a p. 9 (CSSAr, Fondo G. Giovannoni, c. Orvieto. Note di storia e di arte, cit.). Il prospetto (c. 2. 95/8) mostra una variante relativa alla parete del transetto successiva al 1929-1930; il prospetto ed il fianco (catalogati come c. 2, 95/9 e 12) sono invece da riconoscersi nei disegni inviati da Giovannoni nel 1927 per essere esposti in pubblico. Il prospetto (c. 2, 95/10) rappresenta lo stesso progetto del numero 9, forse in una fase di studio realizzata su una copia relativa al primo progetto (il campanile presenta ancora la soluzione del 1919). Infine il prospetto della torre campanaria (c. 2, 95/11) non è probabilmente da attribuire a Giovannoni, bensì alla Soprintendenza che lo invia al professore per chiarimenti, nella fase in cui ancora si pensa a due soli giri di bifore. Esso è a mio avviso da mettere in relazione con il documento conservato in CSSAr, Fondo G. Giovannoni, c. Orvieto, doc. 38, di cui si parlerà in seguito (vedi sotto nota 14).
(11) Di poco precedente la relazione del 1919 (CSSAr, Fondo G. Giovannoni, c. Orvieto, Note di storia e di arte, cit.), deve essere uno schizzo prospettico che prevedeva la realizzazione di un oculo anche in corrispondenza della navata laterale sinistra. A questa primissima ipotesi, subito abbandonata, si riferisce anche una lettera inviata da Perali a Giovannoni il 27 aprile del 1919 (CSSAr, Fondo G. Giovannoni, c. Orvieto, doc. 11).
(12) Sono numerose le lettere che accennano a questi contrasti e non è un caso quindi, se solo dopo l’ottobre del 1927 – quando Gnoli prenderà un’aspettativa preludio delle dimissioni e verrà sostituito da Achille Bertini Calosso – i lavori procederanno con estrema rapidità.
(13) CSSAr, Fondo G. Giovannoni, c. Orvieto, Note di storia e di arte, cit. p. 10; una esatta visione del progetto del 1919 doveva aversi nei disegni allegati in origine alla relazione che tuttavia, come accennato, è possibile identificare con alcuni di quelli conservati presso il Centro di Studi (vedi sopra nota 10). Le due vedute prospettiche prima e dopo l’intervento sono state pubblicate da A. DEL BUFALO, Gustavo Giovannoni, cit., figg. 231-232; mentre il prospetto Si trova in M. P. SETTE, Il restauro in architettura. Quadro storico, Milano 2001, p. 129.
(14) CSSAr, Fondo G. Giovannoni, C. Orvieto, doc. 38. La relazione, inviata dal soprintendente Gnoli a Giovannoni era accompagnata da quattro allegati, tre dei quali conservati separatamente all’interno della stessa cartella (ibidem, foto 12-14) ed il quarto da identificarsi, quasi certamente, con uno schizzo del campanile custodito fra i disegni di progetto (ibidem, c. 2, 95/11); lo schizzo è stato pubblicato da A. DEL BUFALO, Gustavo Giovannoni, cit. fig. 234. Si può ipotizzare che il disegno sia stato realizzato per la prima volta dalla Soprintendenza stessa. Quindi, come si evince anche dalla relazione, durante un sopralluogo, avvenuto nel luglio del 1926, Giovannoni avrebbe indicato a matita l’altezza delle monofore e quella complessiva della torre, entrambe notevolmente più alte rispetto al disegno a china. In seguito ai ritrovamenti dell’agosto, sullo stesso disegno furono disegnate, con una china rossa, le bifore e le supposte monofore e venne ulteriormente abbassata la merlatura finale rispetto alla prima ipotesi. Questo disegno, con tutte le modifiche, fu quindi inviato a Giovannoni per l’approvazione finale (ibidem, c. Orvieto. doc. 38).
(15) Ibidem; da notare che questo ‘progetto’ viene laconicamente accantonato da Giovannoni che risponde di esser certo che il palazzo rimarrà al suo posto «malgrado tutti i pupazzetti indicanti l’isolamento».
(16) «Gli avanzi di finestre, ritrovate entro il muro, aderente al palazzo comunale, erano stati, dai soliti interessati, giudicati indiscutibilmente come ruderi di monofore. Avendo per tali finestre la stessa larghezza delle bifore e lo stesso anello interno ed esterno io affacciavo l’ipotesi che anche esse fossero bifore. Tale ipotesi, naturalmente scartata dai Dirigenti, ieri ha avuto la sua piena ed inoppugnabile conferma nel rinvenimento della parte superiore di dette finestre, consistente negli archetti di eguale apertura e di eguale sviluppo ed altezza di quella del primo ordine» (ibidem, lettera di don Vincenzo Fumi a Giovannoni datata 1 settembre 1926, doc. 4O).
(17) Ibidem.
(18) La lettera, datata 2 settembre 1926 e indirizzata a Gnoli, è conservata presso l’archivio della SBAAASU. Una copia di questa mi era stata generosamente offerta, insieme ad altri documenti, dal prof. Gaetano Miarelli Mariani che ricordo con affetto e infinita gratitudine.
(19) CSSAr, Fondo G. Giovannoni, c. Orvieto, lettera di don Vincenzo Fumi datata 31 gennaio 1927, doc. 47. In una lettera di due giorni prima lo stesso priore si domandava: «Allo stato presente il progetto, secondo le indicazioni dateci dalla torre stessa, prevede due ordini di bifore. Se non che nello scortecciamento della torre stessa si è ritrovato che quelle pietre che formavano angolo del vecchio risarcimento non sono altro che pulvini delle antiche bifore rimasti in opera. Due ordini di bifore riecheggiano 24 pulvini; ora con quelli già messi a posto nelle bifore costruite ne abbiamo 27 e molti altri verranno fuori nella successiva demolizione. Vi sono anche di travertino bianco e di diverse dimensioni. E allora?» (ibidem, lettera di don Vincenzo Fumi datata 29 gennaio 1927, doc. 46).
(20) Ibidem, lettera di don Vincenzo Fumi datata 31 gennaio 1927, doc. 47. Alla lettera è allegato uno schizzo a china con annotate le misure della colonnina rinvenuta e un’ipotesi ricostruttiva della bifora tamponata, ridotta a monofora; ipotesi supportata «dal fatto che attualmente la piccola monofora si trova tutta spostata a sinistra (sic! destra) del lato della torre».
(21) Secondo Perali il modello in legno del castello, da realizzare poi in ferro, venne rimosso, per ordine del ministro Fedele. Di questo fatto non ho trovato documentazione, mentre numerosi sono i documenti che parlano e mostrano il progetto della struttura.
(22) Vedi sopra nota 11.
(23) G. GIOVANNONI, Cronaca dei monumenti, cit., p. 473.
(24) Ibidem.
(25) CSSAr, Fondo G. Giovannoni, c. 2, 95/9. Si veda anche quanto detto nella nota 10 a proposito del disegno c. 2, 95/10.
(26) Ibidem, c. 2, 95/8.
(27) G. GIOVANNONI, Cronaca dei monumenti, cit., p. 473. Oltre all epigrafe incisa direttamente sulla facciata, sotto il rosone («INSTAURATA AD MCMXXVIII A VII»), nell’angolo del nuovo portico fu posto un fascio littorio come «suggello di un’autenticazione cronologica», successivamente rimosso.
(28) CSSAr, Fondo G. Giovannoni, c. Orvieto, Note di storia e di arte, cit., pp. 10-12.
(29) G. GIOVANNONI, Restauri di monumenti, Conferenza al I Convegno degli ispettori Onorari dei Monumenti e Scavi, in “Bollettino d’Arte”, 1913, p. 25.
(30) R. PAOLI, I restauri della chiesa, cit., p. 2. A questo articolo replicherà, con toni piuttosto astiosi, lo storico Pericle Perali. Il suo pamphlet tuttavia, oltre a creare subito indignazione e repliche scritte da parte di tutti coloro che si sentiranno anche indirettamente chiamati in causa, appare come uno sfogo personale, dovuto forse a gelosie e invidie. Lo stesso Perali aveva infatti espresso un vivace apprezzamento per il progetto in una lettera personale inviata a Giovannoni il 27 aprile 1919 (CSSAr, Fondo G. Giovannoni, c. Orvieto, doc. 11). Tra le tante lettere di protesta inviate al direttore della rivista “Arte Cristiana”, mons. Giuseppe Polvara, conservate nel carteggio, si può segnalare quella del podestà di Orvieto, avv. De Benedittis che ribadisce come «L’Amministrazione Comunale di Orvieto, ha, con i suoi larghi contributi, resa possibile questa grandiosa opera di restauro, e non rimpiange davvero i sacrifici fatti. Confortata dal parere concorde di studiosi e di artisti, italiani e stranieri, ritiene che la rinnovata Chiesa di S. Andrea accresce decoro alla città […]» (CSSAr, Fondo G. Giovannoni, c. Orvieto, lettera datata 28 agosto 1929, doc. 71).
(31) Il testo è tratto da un articolo pubblicato su un quotidiano conservato nel carteggio privato dal titolo In tema di restauri. La torre di S. Andrea di Orvieto, Orvieto 4 luglio (CSSAr, Fondo G. Giovannoni, c. Orvieto, doc. 8). Il ritaglio di giornale non mostra né la testata del quotidiano né la data, tuttavia si tratta certamente del 1926, data di inizio dei lavori di demolizione del campanile.
(32) CSSAr, Fondo G. Giovannoni, c. Orvieto, Note di storia e di arte, cit., p. 14.
(33) Ibidem, pp. 12-13.