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Il complesso della Misericordia

La pala d'altare della Misericordia

La chiesa di S. Agnese

La chiesa di S. Rocco

La chiesa di S. Bartolomeo

L'Annunciazione del Mochi

Chiesa di S. Rocco, inizio XX sec.

Nel 1523, durante una pestilenza che si protrasse dal 1522 al 1524, si costituì ad Orvieto una Società dei Forestieri che ebbe tra i suoi fondatori e primi capi Michele Sanmicheli. Verosimilmente, il Sanmicheli disegnò la chiesa della Società che fu edificata tra il ‘500 ed il ‘600 sulla precedente chiesa ceduta dai Carmelitani Scalzi (presenti dal 1356) ai Fratelli della Compagnia di S. Rocco, probabilmente caduta in rovina.

La chiesa è dotata di un abside cilindrico a calotta nella parete di fondo e sui fianchi due absidiole analoghe ma poco profonde. La porta in basalto si completa con una lunetta chiusa da un arco a tutto sesto e fiancheggiata da rosoni palmati, analoga a quella presente sulla porta di S. Lorenzo de Arari. All’interno è decorata da affreschi di allievi del Signorelli, di Cristoforo da Marsciano (Cristo fra la Vergine, il Battista e i SS. Rocco e Sebastiano, 1527) e di Eusebio da Montefiascone (Madonna col Bambino e quattro santi, sec. XVI).

Nella chiesa di S. Rocco, in passato, erano custodite le immagini del Cristo Morto e della Madonna addolorata. Le immagini venivano portate in processione dai rappresentanti delle confraternite, incappucciati secondo una antica tradizione, nel Venerdì Santo, dalla chiesa di Santa Maria dei Servi a quella di S. Andrea attraverso il centro storico.

Un foglio, presente nella chiesa fino allo scorso secolo, fornisce interessanti informazioni storiche e artistiche.

Approfondimenti

Sin dal 1306 i religiosi Carmelitani Scalzi di S. Agostino, della Congregazione di Genova, avevano la Chiesa dedicata a S. Rocco (che andò distrutta), con il convento e l’ospedale epidemico, nei borghi fuori di Orvieto.
Circa il 1356 si trasferirono dentro la città, fondandovi la nuova Chiesa nell’attuale Via del Popolo, che poi cedettero ai fratelli della Compagnia di detto Santo.
Caduta nel 1525, venne riedificata sotto il Vescovo Cardinale Niccolò Ridolfi (Sinodo della cornia), a spese della Confraternita, nella piazza del Popolo, sulle abbattute case, spettanti al Comune e la prima pietra fu posta il 6 Aprile di detto anno dall’arciprete del Duomo.
La Compagnia amministrava un ospedale epidemico, e dopo la cessione fattale dai predetti religiosi, che abitavano fuori di Porta Maggiore, essendo venuti per questo dentro la città, fu loro proibito di tenervi l’ospedale.
La Confraternita si congregava nel proprio oratorio, unito alla chiesa, contigua alle carceri oggi rimosse da quel luogo, divenuto ufficio postale.
Con le soppressioni religiose restò chiesa alla cura di un sacerdote per beneficio dei carcerati.
Il 6 maggio 1888, essendo il tetto pericolante, i fratelli ne stabilirono il restauro e, con esso, il richiamo dell’interno e dell’esterno della chiesa allo stile antico; incarico affidato ai pittori orvietani Badini Gabino ed Alberti Luigi, direttore dei lavori l’architetto Paolo Zampi, orvietano.
L’inaugurazione ebbe luogo il 16 agosto di detto anno con l’intervento di S.E. Monsignor Giuseppe Ingami, vescovo diocesano.
Nel 1926 crollò parte della volta della Chiesa, che restò chiusa fino al 1930, anno in cui venne aggiudicato il restauro alla ditta Conticelli e Mattioni di Orvieto, su disegno dell’architetto Luigi Branzani di Todi, con approvazioni della R. Sopraintendenza Regionale dei monumenti, in data 9 maggio 1928 e 29 gennaio 1930. L’architetto Branzani opera una rielaborazione della facciata ed il consolidamento degli affreschi.
La stessa R. Sopraintendenza, a proprie spese, curò pure il restauro dell’abside, commesso allo stesso Branzani.
Fu riaperta al culto il 23 agosto 1931, con l’intervento di S. E. Mans. Salvatore Fratocchi, Vescovo diocesano.

Da una descrizione presente nella chiesa di S. Rocco, prima metà del ‘900

Nell’abside, dietro all’altare maggiore, il dipinto raffigura in alto Gesù Cristo seduto che scaglia fulmini, circondato da un nembo di Serafini: in basso la SS: Vergine in trono con Gesù, ed ai lati S. Rocco, S. Sebastiano, S. Agostino e S. Francesco. E’ ritenuto opera di Sinibaldo Ibi, alunno di Pietro Perugino (1530).

(Gli affreschi dell’abside, di scuola umbra, sono variamente assegnati a Sinibaldo Ibi, a Eusebio da Montefiascone e, più recentemente, a Cristoforo Bartolomei da Marsciano, attribuzione che verrebbe confermata da un documento dell’Archivio di Stato di Orvieto – ndr)

Lungo la parete destra è l’affresco interessante (attribuito a Luca Signorelli) di S. Maria Egiziaca, ornata dai lunghi capelli.

Pure notevole è la Madonna col Bambino, d’ignoto autore, dipinta presso la porta della Sacrestia.

La statua di S. Rocco, in legno, grandezza più del naturale, fu scolpita da A. Rossi, senese, nel 1850.

Esternamente, nella mezzaluna sopra il portale, si ammira un bellissimo altorilievo in terra cotta, raffigurante la Vergine col Bambino in trono, ed ai lati S. Rocco e S. Apollonia, opera del prof. Guantini di Marsciano (Perugia) eseguito nell’anno 1930 e donato dal Comm, Alfredo Netti di Orvieto.

Da una descrizione presente nella chiesa di S. Rocco, prima metà del ‘900